Bettino Craxi: Biografia Completa

CRAXI - L'EUROPA SARA' UN INFERNO

Paolo Becchi: Antimessaggio di Fine Anno 2012

cos'è il Porcellum?


Da molto tempo nel nostro paese, intorno alla legge elettorale per scegliere i parlamentari si è acceso un profondo dibattito che vede, come consuetudine italiana, una netta spaccatura tra contrari e favorevoli; sull’onda lunga del successo referendario del 12 e 13 giugno è partita negli scorsi giorni una nuova campagna referendaria con l’obiettivo di modificare proprio il sistema elettorale che, come molti sanno, porta il bizzarro nome di porcellum.
L’obiettivo dichiarato è il raggiungimento delle 500 mila firme entro la fine di settembre così da poter presentare il il referendum alla Corte di Cassazione.
Ma cos’è esattamente il Porcellum e come funziona? Cerchiamo di fare chiarezza partendo proprio dal nome, la cui paternità è da attribuirsi a Giovanni Sartori, politologo italiano di chiara fama anche a livello internazionale, che prese spunto dall’autore stesso della legge n. 270 del 21 dicembre 2005 recante misure per modificare il sistema di elezione alla Camera ed al Senato: l’autore della legge era il leghista Roberto Calderoli (in veste di ministro delle riforme) il quale non esitò a definire il provvedimento stesso come «una porcata» (da cui derivò Porcellum).

Il Porcellum prese il posto del Mattarellum (nomignolo molto meno originale, dal semplice nome del suo relatore Sergio Mattarella) ovvero una legge elettorale che era stata attuata dopo il referendum del 1993 con la quale si introdusse in Italia un sistema elettorale misto per l'elezione del Senato e della Camera: tale referendum in sostanza aboliva il sistema proporzionale che era stato in vigore fino ad allora lasciando campo ad un sistema prevalentemente uninominale, (il Mattarellum per l’appunto).
Una scelta importante perché si abbandonava in quel modo il sitema proporzionale ritenuto troppo frammentario; lo stesso Karl Popper, filosofo politico di statura eminente del 900, ebbe occasione di dire, in un’intervista del 1990, che “che il più grave problema politico italiano sia il sistema elettorale proporzionale, che fa sì che il governo sia in mano non del popolo, ma dei partiti”.
Ebbene la legge che introdusse il Porcellum nel 2005, secondo molti, presenterebbe incongruenze con la decisione popolare del 1993: sebbene non vengano sopraffatte del tutto le dinamiche del maggioritario, tuttavia il Porcellum tende a fornire una rilevanza particolare al voto di partito ed i seggi vengono distribuiti in maniera simile al proporzionale, ma con la differenza rappresentata dalla soglia di sbarramento e dal premio di maggioranza. I partiti possono presentarsi singolarmente o in coalizioni indicando, programma, candidato a premier, e lista di candidati per ogni circoscrizione.

Liste bloccate, premio di maggioranza, soglia di sbarramento con deroghe sono alcune caratteristiche del Porcellum: con l’attuale legge elettorale infatti, l’elettore si limita a votare soltanto per alcune liste (liste bloccate), in sostanza senza la possibilità di indicare preferenze di nomi. In questa maniera l’elezione dei parlamentari finisce per essere completamente a discrezione dei partiti in base alle graduatorie da loro decise.
Per ottener seggi in Parlamento, sono inoltre previste soglie di sbarramento che un partito deve superare: per quanto riguarda la Camera, il 55% dei seggi viene assegnato allo schieramento che ottiene il maggior numero di voti; per ottenere i seggi la soglia da superare è del 10% dei voti nazionali (la soglia minima viene ridotta al 4% per le liste non collegate). È previsto tuttavia un complicato meccanismo di ripartizione anche per le liste che rappresentano la maggiore delle forze al di sotto di questa soglia (il cosiddetto miglior perdente). In sostanza 340 seggi assegnati come premio di maggioranza ed i restanti 278 divisi fra le rimanenti liste ammesse al riparto.
Al Senato la soglie di sbarramento (che è qui a livello regionale) è pari al 20% per le coalizioni (3% per le liste coalizzate ed 8% per le liste non coalizzate): il territorio nazionale italiano è suddiviso in 27 circoscrizioni plurinominali ognuna delle quali comprendente una o più province. Non in tutte le regioni è usato questo sistema: Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Molise usano metodi differenti.

Come si vede, è un meccanismo piuttosto complicato ed articolato che, per alcuni, rischia di frammentare molto il sistema politico; le intenzioni della legge erano probabilmente di garantire una più ampia rappresentanza delle forze politiche in campo, andando comunque ad imprimere una stabilità ed una maggiore governabilità grazie al premio di maggioranza.
La legge fu fortemente voluta dalla destra, ed in particolare da Silvio Berlusconi che nel 2005, prima delle elezioni, minacciò persino una crisi di governo se non fosse stata approvata la riforma elettorale proporzionale ( La storia politica di Silvio Berlusconi): Berlusconi che, insieme con gran parte del centro-destra, continua ad essere un alfiere del Porcellum difendendolo a spada tratta. Né tantomeno per modificare tale legge sono serviti tre referendum abrogativi che si sono svolti nel 2009; in nessuno dei tre casi infatti si riuscì ad oltrepassare il quorum del 50% degli elettori e pertanto furono dichiarati non validi.
A distanza di tempo il dibattito è ancora attuale e si continua a spingere per una riforma della legge elettorale (Legge elettorale italiana: come potrebbe cambiare) ricorrendo magari, ancora una volta, alla consultazione popolare pur con la difficoltà rappresentate dall'essenza, esclusivamente abrogativa, che un referendum comporta.

Pierfrancesco Palattella
 fonte: la Vera Cronaca

Berlusconi e l'accordo con la Cina

In questi giorni il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha sbandierato orgogliosamente l'accordo commerciale con la Cina che dovrebbe portare in pochi anni a raddoppiare l'interscambio con il paese asiatico. Tutte belle cose, di grande impatto mediatico ma quanto costerà al popolo italiano questo accordo e soprattutto di questi 100 miliardi quanti andranno a beneficio del nostro paese? Ben pochi credo, visto che la maggior parte delle aziende italiane coinvolte hanno stabilimenti in Cina, in compenso l'accordo aprirà le porte alla più grande immigrazione straniera che il nostro paese abbia mai avuto. Già ora l'Italia è il maggior concessionario di visti ai cittadini cinesi, con un accordo della portata di quello siglato in questi giorni non avremo certo più il coraggio, ammesso che ne abbiamo mai avuto, di respingere cittadini cinesi che immigrano anche clandestinamente sul nostro suolo. Qualcuno ha mai sentito parlare di rimpatrio di cittadini cinesi? Beh...tanto meno lo sentirà nei prossimi anni. Berlusconi ha consegnato tra le spire del gigante cinese il nostro paese, sbandierando al  contempo di essere il governo che ha contrastato l'immigrazione solo per aver siglato un accordo capestro con la Libia, che ora alza la posta.
L'immigrazione è stato sempre il cavallo di battaglia della destra, il motivo per cui la metà dei suoi elettori lo preferisce alla sinistra. D'ora in poi questi elettori ci pensino bene e soprattutto osservino le persone che girano per le strade piuttosto che credere supinamente ai proclami. Sull'altare della "Ragion d'impresa" abbiamo aperto le frontiere a cinesi e indiani che rappresentano mercati da 2 miliardi e mezzo di clienti. Non si possono certo scontentare i loro governi con i respingimenti, per quello bastano quattro sfigati di africani per fare contento il popolaccio elettore.

Intervento di Di Pietro del 30 settembre 2010 al voto di fiducia - testo e video

Sig. presidente del Consiglio,

Lei è uno spregiudicato illusionista, anzi un pregiudicato illusionista che, anche oggi, ha raccontato un sacco di frottole agli italiani, descrivendo un'Italia che non c'è e proponendo azioni del Governo del tutto inesistenti e lontane dalla realtà.
Fuori da qui c'è un Paese reale che sta morendo di fame, di legalità e di democrazia e Lei è venuto qui in Parlamento a suonarci l'arpa della felicità come fece il suo predecessore Nerone mentre Roma bruciava.
Quella stessa Roma che anche oggi i barbari padani vogliono mandare al rogo, insieme alla bandiera e all'Unità d'Italia.
Sono sedici anni che racconta le stesse frottole, ma le uniche cose che ha saputo fare finora sono una miriade di leggi e provvedimenti per risolvere i suoi guai giudiziari o per sistemare i suoi affari personali.
Al massimo, ha pensato a qualche altro suo amico della cricca, assicurando a lui prebende illecite e impunità parlamentari, proprio come prevede il vangelo della P2, Cosentino, Dell'Utri e compagnia bella docet!
Anzi, no! Un'altra cosa lei è stato ed è bravissimo a fare, e lo ha dimostrato ancora una volta in questi giorni: comprare il consenso dei suoi alleati ed anche dei suoi avversari. I primi pagandoli letteralmente con moneta sonante, con incarichi istituzionali, con candidature e ricandidature di favore; i secondi ricattandoli con sistematiche azioni di dossieraggio e di killeraggio politico di cui lei è maestro.

Sì, perché Lei, sig. Berlusconi è un vero "maestro": intendo dire un maestro della massoneria deviata, un piduista di primo e lungo corso, un precursore della collusione e della corruzione di Stato.
 Anzi di più. Lei è l'inventore di una forma di corruzione di nuovo conio, più moderna e progredita: cambiare le leggi in modo da non far risultare più reato quel che prima lo era e in modo da non rendere più punibili coloro che prima potevano essere condannati.
Questa mattina, Lei si è gonfiato il petto ricordando un nobile principio liberale: "Ad ognuno deve essere consentito fare tutto tranne ciò che è vietato".
Certo, ma chi, in Europa, ha scritto con il proprio sangue questo tassello di democrazia liberale non pensava affatto che un giorno si sarebbe trovato davanti ad un signorotto locale che avrebbe dichiarato "non vietato" tutto ciò che gli pareva e piaceva a lui e che non era la legge a governare il sistema ma doveva essere Lui a governare la legge.

Lei, sig. Berlusconi, non è un presidente del Consiglio ma è uno "stupratore della democrazia" che, dopo lo stupro, si è fatto una legge, anzi una ventina di leggi ad personam per non rispondere di stupro!
Lei non è, come alcuni l'hanno definito, uno dei tanti tentacoli della piovra.
Lei è la testa della piovra politica che in questi ultimi vent'anni si è appropriata delle istituzioni in modo antidemocratico e criminale per piegarle agli interessi personali suoi e dei suoi complici della setta massonica deviata di cui fa parte.
Lei, oggi, ci ha parlato della volontà del Governo di implementare la lotta alla corruzione, all'evasione fiscale, alla criminalità economica delle cricche.
 E che fa si arresta da solo? O ha deciso di prendersi a schiaffi tutte le mattine appena si alza e si guarda allo specchio?

Lei si è impossessato e controlla il sistema bancario e finanziario del Paese.
Lei controlla le nomine degli organi di controllo che dovrebbero controllare il suo operato.
Lei fa il ministro dello Sviluppo Economico e, come tale, prende decisioni a favore del maggior imprenditore italiano, cioè Lei (e dico maggior imprenditore, non migliore come maggiore e non migliore è l'imprenditoria mafiosa).
A Lei non interessa nulla del bene comune perché si è messo a fare politica solo per sfuggire alla giustizia per i misfatti che ha commesso.
Non lo dico solo io. Lo ha detto pure il direttore generale delle sue aziende, Fedele Confalonieri, ammettendo pubblicamente che "se Berlusconi non fosse entrato in politica noi oggi saremmo sotto un ponte o in galera".
Lei si è impossessato dell'informazione pubblica e privata e la manipola in modo scientifico e criminale.

Un esempio? La casa di Montecarlo venduta da Alleanza nazionale. Lei e i suoi amici dell'informazione avete fatto finta di scandalizzarvi nell'apprendere che, dietro quella compravendita, c'è una società off-shore situata in un paradiso fiscale.
Ma si guardi allo specchio, imputato Berlusconi: Lei di società off-shore ne ha fatte ben 64 proprio per nascondere i proventi dei suoi reati societari e fiscali e per pagare tangenti ai politici e ai magistrati e lo ha fatto ricorrendo a quell'avvocato inglese David Mills, condannato per essere stato, a sua volta, da lei corrotto per mentire ai giudici e così permetterle di ottenere un'assoluzione comprata a suon di bigliettoni.
Già! Perché la magistratura che Lei ha corrotto: quella a Lei piace.
Invece, non le piace quella che vuole giudicarla per i suoi misfatti, tanto è vero che ora, al primo punto del suo "vero programma", quello di cui oggi non ha parlato, c'è la reiterazione del Lodo Alfano, cioè proprio di quella legge che deve assicurarle l'impunità per un reato gravissimo che lei ha commesso: la corruzione di giudici e testimoni.
 Solo per questo fatto, Lei non meriterebbe un minuto in più di rappresentare il Governo italiano e se ancora riesce a starci è solo perché compra i voti ricattando quei parlamentari che si rassegnano a vivere vigliaccamente senza onore o senza coraggio!
Questo è il ritratto che noi dell'Italia dei Valori abbiamo di Lei, sig. Berlusconi!
E Lei, oggi, viene a chiederci la fiducia?

Lo chieda, ma non a noi.
Lo chieda a quelli che ha comprato o ricattato.
Lo chieda ai parlamentari di Futuro e Libertà che finalmente si sono resi conto con chi avevano e hanno a che fare ma non trovano, o non hanno ancora trovato, il coraggio di dissociarsi dal macigno immorale che Lei rappresenta.
 Lo chieda al presidente Fini che nel suo discorso estivo a Mirabello ha detto esattamente (ed anzi di più) delle cose che sto dicendo io e ancora indugia a staccare la spina, passando, suo malgrado, da vittima a complice delle sue malefatte!
Lo chieda a tutta quella pletora di disperati che in questi giorni ha convocato a casa sua per offrire loro prebende o per minacciare imbarazzanti rivelazioni e che ora , abbagliati da improvvisa ricchezza o intimoriti dai dossieraggi che Lei ha architettato e commissionato, hanno deciso di vendere la loro anima e il loro onore dandole una fiducia che non merita!

Non lo chieda a noi che siamo stati primi a smascherare le sue reali e criminali intenzioni.


Appello di De Magistris alla Sinistra

Un solo appello a tutte le forze del centrosinistra (fuori e dentro il Parlamento): non dividiamoci. Per rispondere ad un solo imminente pericolo: la tentazione della parcellizzazione. Per cercare di essere all’altezza di una sola sfida: il berlusconismo che si avvia alla decomposizione e che lascia intravedere la possibilità di un’alternativa politica e governativa. Domani Berlusconi interverrà in Parlamento nell’estremo tentativo di mantenersi in sella al governo, alla guida di una maggioranza che non esiste più, almeno per come è stata partorita dalle urne. L’esecutivo cerca disperatamente di reggere l’onda d’urto rappresentata dagli scandali di matrice piduista-affarista che lo hanno investito e dalla separazione di un Fini folgorato dalla legalità e dalla questione morale. Per ‘sopravvivere’ Berlusconi reputa ogni strada legittima, anche il baratto che sfrutta il trasformismo, vecchia pratica nostrana. Sostegno in Aula al premier in cambio di un incarico di sottogoverno o di uno strapuntino nelle future liste elettorali, fino al tentativo più spregiudicato della corruzione vera e propria, facendo leva sulle esigenze materiali di deputati e senatori: l'estinzione di un mutuo e magari un pò di denaro in cambio del voto a favore del governo. Tentativi sfacciati che lambiscono tutti i partiti, compreso quello che maggiormente si è speso per un’opposizione dura, cioè l’Italia dei Valori, e che indicano una concezione mercantilistica e barbara della democrazia, in verità non nuova dopo decenni di berlusconismo trionfante che hanno umiliato parlamento e istituzioni. Così se otterrà la sopravvivenza, nella migliore delle ipotesi sarà il frutto di un sostegno 'rattoppato', fondato sul clientelismo e sull'interesse volubile e personale di qualche peones, oppure sul momentaneo rientrare delle forze riottose che temono il voto anticipato. Parallelamente siamo precipitati in una stagione buia in cui il dossieraggio illegale e il discredito infame sono le armi usate per colpire l'ex alleato considerato traditore, coprendo questo tentativo di inquinare la vita politica democratica con le mentite spoglie dell'informazione (di regime). E l'ex alleato traditore? Risponde con lo strumento della minaccia: non votare lo scudo per il premier, chiudere il confronto sulla giustizia. Che spettacolo triste! Fini e Berlusconi, nella loro contesta di carattere ideologico ma anche a forte accento personalistico, costringono il Paese ad assistere alla morte della politica, ridotta ad arte ricattatoria, all'intimidazione e alla faida. Mentre una cappa nera è piombata sull’Italia e la minaccia: quando il regime si consuma, si accresce il pericolo che possa farsi più crudele, presentando il suo volto più spietato di aggressione alla democrazia e alla Costituzione, già bombardate per anni e anni dal quartiere generale di Palazzo Chigi/Palazzo Grazioli. In questo quadro delicato e instabile, l’unico sostantivo che dovrebbe ricorrere nelle parole di leader ed esponenti politici, in particolare del centrosinistra, è quello della responsabilità. Ecco, cerchiamo di essere responsabili. Cerchiamo, come forze del centrosinistra, di unirci, evitando tendenze suicide come quella all’atomizzazione. Evitiamo il vecchio vizio assurdo dell’harakiri della divisione. Evitiamo di avvantaggiare l’avversario, che non è solo Berlusconi. Fini e Casini, infatti, sono stati in questi 16 anni le stampelle del berlusconismo: insofferenti e critici spesso, ma pur sempre pronti a sostenere leggi ad personam e violazioni della Costituzione, aggressioni alla magistratura e offese alla democrazia. Non possiamo fidarci, non possiamo che considerarli concorrenti impegnati in ben altri progetti politici da cui ci dividono storia e pensiero. Possono, se disponibili (cosa di cui dubito), essere coinvolti per un passaggio di sfiducia al governo che sia momentaneo, ma devono restare fuori dal cammino dell’alternativa politico-governativa che potrebbe passare per le urne. Perché quest’ultima avrà credibilità e successo soltanto se affonderà le proprie radici nel terreno del centrosinistra. Nel recente appuntamento di Vasto, l'Italia dei Valori ha rinnovato la sua disponibilità a questo progetto, chiedendo però chiarezza al Pd, primo partito di opposizione con cui il confronto è tanto fisiologico quanto necessario per dare al paese una nuova stagione politico-governativa. Un Pd che fa male vedere avvitato in battaglia interne, proprio nel momento in cui appare urgente rivolgere l'attenzione a ciò che di minaccioso si agita all'esterno, in un centrodestra imploso e lacerato. Il Pd sciolga l'enigma, cessino le bordate critiche che alcune sue componenti rivolgono all’indirizzo della stessa Italia dei Valori e scelga con chi allearsi, con chi costruire questa alternativa. Noi ci siamo, siamo disponibili. La parola definitiva passa ai democratici, chiamati a decidere. Ma siano onesti e non smarriscano la memoria: non si lascino tentare, quindi, dal volto nuovo di quanti sono stati vecchi alleati del berlusconismo. Incontriamoci tutti, partiti del Parlamento e forze esterne ad esso, costituenti, associazioni e movimenti, Grillo incluso. Elaboriamo un programma condiviso (pochi punti chiari sulle tematiche indispensabili sono possibili da indicare) e sottoponiamoli al vaglio delle primarie, virtuali e reali, facendo in modo che siano coinvolgenti e aperte alla società civile, essendo l'unico strumento che possa legittimare un piano di governo alternativo. Lasciamo che attraverso di esse venga scelta la leadership, troppo spesso affidata al braccio di ferro fra partiti e segreterie. Superiamo il berlusconimo, ma prima ancora superiamo i nostri antichi vizi poco virtuosi. Il tempo stringe e procrastinare la data della scelta rende sempre più difficile l'operazione del confronto e dell'unità. Oggi i margini ci sono, domani forse saranno assottigliati.


Luigi de Magistris