Appello di De Magistris alla Sinistra

Un solo appello a tutte le forze del centrosinistra (fuori e dentro il Parlamento): non dividiamoci. Per rispondere ad un solo imminente pericolo: la tentazione della parcellizzazione. Per cercare di essere all’altezza di una sola sfida: il berlusconismo che si avvia alla decomposizione e che lascia intravedere la possibilità di un’alternativa politica e governativa. Domani Berlusconi interverrà in Parlamento nell’estremo tentativo di mantenersi in sella al governo, alla guida di una maggioranza che non esiste più, almeno per come è stata partorita dalle urne. L’esecutivo cerca disperatamente di reggere l’onda d’urto rappresentata dagli scandali di matrice piduista-affarista che lo hanno investito e dalla separazione di un Fini folgorato dalla legalità e dalla questione morale. Per ‘sopravvivere’ Berlusconi reputa ogni strada legittima, anche il baratto che sfrutta il trasformismo, vecchia pratica nostrana. Sostegno in Aula al premier in cambio di un incarico di sottogoverno o di uno strapuntino nelle future liste elettorali, fino al tentativo più spregiudicato della corruzione vera e propria, facendo leva sulle esigenze materiali di deputati e senatori: l'estinzione di un mutuo e magari un pò di denaro in cambio del voto a favore del governo. Tentativi sfacciati che lambiscono tutti i partiti, compreso quello che maggiormente si è speso per un’opposizione dura, cioè l’Italia dei Valori, e che indicano una concezione mercantilistica e barbara della democrazia, in verità non nuova dopo decenni di berlusconismo trionfante che hanno umiliato parlamento e istituzioni. Così se otterrà la sopravvivenza, nella migliore delle ipotesi sarà il frutto di un sostegno 'rattoppato', fondato sul clientelismo e sull'interesse volubile e personale di qualche peones, oppure sul momentaneo rientrare delle forze riottose che temono il voto anticipato. Parallelamente siamo precipitati in una stagione buia in cui il dossieraggio illegale e il discredito infame sono le armi usate per colpire l'ex alleato considerato traditore, coprendo questo tentativo di inquinare la vita politica democratica con le mentite spoglie dell'informazione (di regime). E l'ex alleato traditore? Risponde con lo strumento della minaccia: non votare lo scudo per il premier, chiudere il confronto sulla giustizia. Che spettacolo triste! Fini e Berlusconi, nella loro contesta di carattere ideologico ma anche a forte accento personalistico, costringono il Paese ad assistere alla morte della politica, ridotta ad arte ricattatoria, all'intimidazione e alla faida. Mentre una cappa nera è piombata sull’Italia e la minaccia: quando il regime si consuma, si accresce il pericolo che possa farsi più crudele, presentando il suo volto più spietato di aggressione alla democrazia e alla Costituzione, già bombardate per anni e anni dal quartiere generale di Palazzo Chigi/Palazzo Grazioli. In questo quadro delicato e instabile, l’unico sostantivo che dovrebbe ricorrere nelle parole di leader ed esponenti politici, in particolare del centrosinistra, è quello della responsabilità. Ecco, cerchiamo di essere responsabili. Cerchiamo, come forze del centrosinistra, di unirci, evitando tendenze suicide come quella all’atomizzazione. Evitiamo il vecchio vizio assurdo dell’harakiri della divisione. Evitiamo di avvantaggiare l’avversario, che non è solo Berlusconi. Fini e Casini, infatti, sono stati in questi 16 anni le stampelle del berlusconismo: insofferenti e critici spesso, ma pur sempre pronti a sostenere leggi ad personam e violazioni della Costituzione, aggressioni alla magistratura e offese alla democrazia. Non possiamo fidarci, non possiamo che considerarli concorrenti impegnati in ben altri progetti politici da cui ci dividono storia e pensiero. Possono, se disponibili (cosa di cui dubito), essere coinvolti per un passaggio di sfiducia al governo che sia momentaneo, ma devono restare fuori dal cammino dell’alternativa politico-governativa che potrebbe passare per le urne. Perché quest’ultima avrà credibilità e successo soltanto se affonderà le proprie radici nel terreno del centrosinistra. Nel recente appuntamento di Vasto, l'Italia dei Valori ha rinnovato la sua disponibilità a questo progetto, chiedendo però chiarezza al Pd, primo partito di opposizione con cui il confronto è tanto fisiologico quanto necessario per dare al paese una nuova stagione politico-governativa. Un Pd che fa male vedere avvitato in battaglia interne, proprio nel momento in cui appare urgente rivolgere l'attenzione a ciò che di minaccioso si agita all'esterno, in un centrodestra imploso e lacerato. Il Pd sciolga l'enigma, cessino le bordate critiche che alcune sue componenti rivolgono all’indirizzo della stessa Italia dei Valori e scelga con chi allearsi, con chi costruire questa alternativa. Noi ci siamo, siamo disponibili. La parola definitiva passa ai democratici, chiamati a decidere. Ma siano onesti e non smarriscano la memoria: non si lascino tentare, quindi, dal volto nuovo di quanti sono stati vecchi alleati del berlusconismo. Incontriamoci tutti, partiti del Parlamento e forze esterne ad esso, costituenti, associazioni e movimenti, Grillo incluso. Elaboriamo un programma condiviso (pochi punti chiari sulle tematiche indispensabili sono possibili da indicare) e sottoponiamoli al vaglio delle primarie, virtuali e reali, facendo in modo che siano coinvolgenti e aperte alla società civile, essendo l'unico strumento che possa legittimare un piano di governo alternativo. Lasciamo che attraverso di esse venga scelta la leadership, troppo spesso affidata al braccio di ferro fra partiti e segreterie. Superiamo il berlusconimo, ma prima ancora superiamo i nostri antichi vizi poco virtuosi. Il tempo stringe e procrastinare la data della scelta rende sempre più difficile l'operazione del confronto e dell'unità. Oggi i margini ci sono, domani forse saranno assottigliati.


Luigi de Magistris