L' intervento di Di Pietro alla Camera del 31 luglio 2010 sul DDL intercettazioni con testo intervento



Il testo del suo intervento alla Camera dei Deputati sul DDL intercettazioni.


Antonio Di Pietro: Signor Presidente, signor Ministro, signori del Governo e colleghi tutti, l'ultimo giorno di luglio, di sera tardi e di notte, quatto quatto, viene deciso di cominciare la discussione sulle intercettazioni, ma non per discutere di intercettazioni, soltanto per far vedere che è incardinato il provvedimento. Un atto di prepotenza, di arroganza, di «menefreghismo» (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). La sola ragione per cui è stata presa questa decisione è impedire, alla ripresa dei lavori dell'Aula dopo le ferie, di avere un tempo sufficiente per discutere il provvedimento, perché dovete mettere un'ulteriore tagliola, e per dire in questo momento, in questo frangente, che voi portate avanti lo stesso il provvedimento sulle intercettazioni. È come dire che non ve ne «frega» niente di quello che è successo in queste ore, durante le quali addirittura si è sfaldata la coalizione di maggioranza. Ecco, un atto di arroganza e di prepotenza che mi ricorda tanto quel portavoce di Saddam Hussein che diceva che andava tutto bene, mentre accadevano realtà ben diverse. Siamo nella fase della discussione generale, per cui mi limiterò ad alcuni punti centrali di questo problema che riaffronteremo nel Parlamento e soprattutto nel Paese. Perché se siamo qui ancora a ridiscutere di questo provvedimento, dopo che la Camera lo aveva approvato, dopo che il Senato ne aveva cambiato qualcosa (e adesso siamo qui dinanzi ad altre modifiche), è per una ragione sola: non perché voi ci avete ripensato, non perché voi avete cercato di migliorare il provvedimento, ma perché siete stati presi con le mani nella marmellata; perché l'opinione pubblica, perché il sistema dell'informazione, perché gli inquirenti, perché tutto il Paese si è ribellato o si sta ribellando ad un provvedimento che è iniquo, incostituzionale e immorale, a un provvedimento che è la fotocopia vostra. Un provvedimento che noi contestiamo nel merito e nel metodo, un provvedimento che merita una sola cosa: essere cestinato immediatamente e che noi dell'Italia dei Valori ci impegniamo formalmente con il Paese a cestinare immediatamente appena ci libereremo del piduista Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Un provvedimento che già sul piano costituzionale è un'umiliazione per le Istituzioni, per il Paese, per il buon nome dell'Italia, perché incide su principi fondamentali della Costituzione. L'obbligatorietà dell'azione penale vuol dire innanzitutto mettere in condizioni coloro che devono occuparsi di esercitare l'azione penale stessa di avere gli strumenti per farlo. Se voi bloccate un mezzo di ricerca della prova moderno qual è quello attuale delle intercettazioni, e mettete in condizione i magistrati di non poterlo utilizzare, voi di fatto intervenite sul principio della obbligatorietà dell'azione penale, e intervenite per modificarlo, per impedire l'esercizio della azione penale stessa. E poi lei proprio, signor Ministro, si è arrogato il diritto ai sensi del comma 30 di stabilire annualmente lo stanziamento complessivo massimo di spesa per il servizio riguardante le operazioni di intercettazione, e di stabilirlo decidendo lei a quale distretto di Corte d'appello darlo. Vale a dire, cioè: voi magistrati potete intercettare, però vi dico quanti soldi spendere e a quali Corte d'appello li do. Porca miseria, stai intercettando Berlusconi, non ti do i soldi, stai intercettando Dell'Utri, non ti do i soldi! E se fai Cosentino, che ti do, i soldi ti do? (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). È un atto di arroganza, di superbia, di ignoranza, di strafottenza verso la Costituzione! Togliere la cosiddetta norma Falcone, che dava la possibilità, anche per i reati non prettamente mafiosi, di estendere gli stessi tipi di indagine, come se fossero di mafia, e, quindi, di individuare un momento prima l'azione degli investigatori, ossia prima che si scoprisse il reato mafioso, vuol dire impedire la lotta alla mafia. Voi, tutti giorni ed in queste ore, non state dicendo di guardare quanti mafiosi stanno arrestando i magistrati, no, voi dite che li arrestate voi, che è merito del Governo. Ma fammi il piacere, ma va là, direbbe il vostro collega Ghedini, ma va là! (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Li stanno arrestando grazie a quelle intercettazioni che voi volete eliminare, a quelle forze dell'ordine che voi volete ridurre di organico e anche di stipendio, di benzina e pure di carta igienica (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Nonostante voi, le forze dell'ordine e la magistratura stanno cercando di tirare avanti, perché voi volete colpire i più deboli e volete l'impunità per i più prepotenti, strafottenti, forti, insomma per voi. La Costituzione è stata martoriata, mortificata, non solo nell'obbligatorietà dell'azione penale, ma anche nel diritto di difesa processuale e, soprattutto, nel diritto all'informazione. Ma perché mai il cittadino non deve sapere quel che accade? Perché mai il diritto alla manifestazione del pensiero, il diritto alla libertà di stampa, devono essere mortificati a questo punto? Soprattutto, deve essere mortificata l'unica libertà di stampa che è rimasta, la rete; di questo, ormai, il Presidente della Camera dovrebbe essere testimone, perché se si permette di uscire fuori dal seminato, «ta-tam» il dossier, «ta-tam» l'utilizzo del sistema illegale dell'acquisizione di dati. Ecco chi è Berlusconi, è un piduista che usa il dossieraggio. Se vi è qualcuno che ha utilizzato in modo indebito le intercettazioni e l'acquisizione strumentale di registrazioni, è stato ed è proprio lui. Oggi si viene qui a discutere di una modifica al presente provvedimento, mentre - si badi bene - il Presidente del Consiglio, ha detto che quasi quasi lo vorrebbe ritirare. Devi ritirarlo, perché una cosa del genere non è più funzionale a nulla! È funzionale solo a dimostrare che ci hai provato e adesso hai lasciato nel provvedimento soltanto delle norme che servono ad impedire ai magistrati di andare avanti. Vi faccio un esempio, che è proprio contenuto nell'articolo 266 del codice di procedura penale, così come modificato: si può - dite voi - effettuare l'intercettazione, ma si deve avere l'autorizzazione del giudice, anche per il traffico delle conversazioni e delle comunicazioni; inoltre, deve essere un giudice collegiale del distretto a disporre le intercettazioni. Vale a dire, cioè, non te le voglio far fare. Di più: il giudice collegiale, per poterle disporre, ogni volta deve avere il fascicolo processuale ed ogni 15 giorni glielo devi mandare. Tuttavia, siamo in presenza di una penuria di magistrati; l'altro giorno, siamo andati in Sicilia con la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere e quando in una procura della Repubblica - mi pare Enna o qualcosa del genere - abbiamo chiesto quanti magistrati fossero presenti in organico, ci hanno risposto: zero. Ma come fa quello a fare un'intercettazione se gli togliete questi strumenti, come fa ad avere la possibilità un giudice di disporre le intercettazioni in tempo utile se devono essere sempre tre giudici ad occuparsene e se i giudici che se ne sono occupati e poi non possono giudicare l'imputato? Dove stanno questi giudici, a meno che non volete prendere i «Lombardo» della situazione o un giudice tributario tanto così o un geometra così (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Voi ogni volta che intervenite proprio per modificare la norma solo per rendere più difficile l'attuazione delle intercettazioni. Ci sono alcune perle, proprio quella del capoluogo è una. L'altra è quella che riguarda il reato che avete previsto per le registrazioni indebite. È anche un po' ridicola questa norma perché voi dite: è reato la registrazione di una conversazione a cui partecipi pure tu. Io e Zaccaria stiamo parlando, lui si tiene il registratore in tasca: lui è punito, perché non doveva tenere il registratore in tasca. Il problema è un altro: quel che ho detto io a Zaccaria, ho il coraggio o no di assumermi la responsabilità? Il problema non è che lui a memoria ha prova di quanto ha sentito da me in una registrazione. Il problema è se io a lui ho detto un fatto penalmente rilevante o meno: questo si deve acquisire! Ed ancora la norma qui raggiunge il ridicolo quando dice: a meno che non venga utilizzato in un processo. Cioè, caro Zaccaria, appena viene intercettata la conversazione tra me e te nascondila bene quella registrazione e se qualcuno ti becca dici: io sto facendo causa a Di Pietro e sei a posto! Non sei punibile se gli fai causa, sei punibile se non mi fai causa ma il problema di fondo è: nelle more che cosa succede? Arrivi prima tu o arriva prima il carabiniere? È un modo per cercare di legare le cose tra di loro. Si è unito proprio il dannoso al ridicolo in questa norma. Ecco perché noi riteniamo che tra le perle su cui si è intervenuti ce ne sono davvero che gridano giustizia e rispetto alle cose che non hanno alcun senso. E ancora, il pubblico ministero deve indicare il nome dell'ufficiale di polizia giudiziaria: ma perché mai il nome? A che serve? Ma perché mai nell'ufficio della procura della Repubblica devi esserci l'elenco di tutti gli ufficiali e sottufficiali e degli agenti della polizia giudiziaria della questura. Non basta l'ufficio ci vuole il nome e cognome ma sarà poi il responsabile dell'ufficio incaricato a decidere se lo fa Giovanni, Maria o Nicola. A che serve tutto questo e ancora: quando si fa un'intercettazione telefonica, dice la norma, la deve controfirmare con decreto motivato il procuratore della Repubblica: ma perché deve fare un decreto al decreto? Non basta quello che ha fatto il sostituto? Perché lo deve motivare ancora lui, se ne assume la responsabilità pure lui? Perché mai devono esserci due firme, visto che deve andare ad un giudice collegiale che dopo valuta tutto questo? Serve soltanto per appesantire tutto il circuito per avere le intercettazioni telefoniche perché alla fine dice: è meglio che me lo faccio tutto questo perché poi se lo fai c'è tutta una serie di conseguenze se sbaglia? Infatti, addirittura nella motivazione del provvedimento cautelare, dice la norma, deve soltanto suscitare il contenuto ma non può trascrivere pezzi di conversazione. Provate a trascrivere voi due della 'ndrangheta o due mafiosi che parlano quando fra loro parlano, mica come i nostri giovani qua, della P3: chi chiacchiera chiacchiera. Questi quando parlano si dicono: oh, eh, mmm, hemm, hemm. Traduci questo, traduci (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! E ancora, e ancora: si dice puoi fare un'intercettazione ambientale solo se nel luogo di privata dimora solo se in quel luogo si sta commettendo il reato. Direbbero dalle mie parti: cisciss tradotto. A che serve fare un'intercettazione ambientale? Ricordo che, quando si fa un'intercettazione, deve essere prevista una pena di almeno cinque anni, non è una cosa da niente. Quindi, voi dite che è possibile fare un'intercettazione ambientale in un luogo di privata dimora, qualora si sappia che in quel luogo si sta commettendo un reato. Ma allora procedo ad un arresto! A cosa serve intercettare una persona che sta commettendo un reato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Inoltre, non può essere intercettato così, semplicemente: ci si deve recare prima dal giudice - da tre giudici! -, al distretto della Corte d'appello. E se, intanto, sta stuprando una bambina? Si dice: non fa niente, aspetta un attimo, devo andare dal giudice! Tutto questo è ridicolo! È una normativa che, così com'è rimasta, è soltanto dettata in odio alla magistratura e in odio alla giustizia. D'altronde, l'ha detto ieri il Presidente del Consiglio Berlusconi. Ieri, il Presidente del Consiglio Berlusconi ha detto: devo andare in Parlamento, perché devo risolvere il problema della giustizia. Ma in Parlamento ci deve venire per risolvere il problema dei delinquenti, non quello della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico)! La giustizia non è un problema, è un obiettivo! Lo ripeto: è un obiettivo. Naturalmente, meno che per i delinquenti e per i piduisti. In questo ha ragione: l'eliminazione della giustizia è un obiettivo del piduista. Il problema di questa società italiana è proprio questo: liberarsi del Berlusconi che è in essa, perché vi è un problema di fondo. Attraverso la deformazione dell'informazione, si sta facendo credere ai cittadini che la colpa di quel che accade è di chi scopre i reati, non di chi li commette. Infatti, appena qualcuno di voi si è permesso di dire di voler anche pensare che la legge è uguale per tutti e che bisogna rispettare la magistratura, gli avete risposto di costituire un altro gruppo parlamentare. Gli avete detto: non avete che fare con noi, non avete il nostro DNA, ci siamo sbagliati (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico)! Riempiremo le piazze e il Paese di informazioni su come stanno in realtà le cose, perché quel che state facendo ha davvero del criminale, ha davvero una ragione sottostante. Diciamo la verità: perché avete fatto questa norma (mi riferisco a quella che avevate concepito in origine)? L'avete fatta apposta per evitare che si scoprissero i vostri reati. Non è vero che esiste solo l'associazione a delinquere semplice, l'associazione a delinquere di tipo mafioso: esiste anche l'associazione a delinquere di tipo politico (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) e, in questo, voi siete alla testa della «piovra». Capisco bene che, grazie alla presa di posizione della società civile, del mondo della rete, dell'informazione libera e dell'opposizione, alcuni rami della «piovra» si sono dovuti tagliare. A proposito, Ministro Alfano, quando si deciderà di dire al sottosegretario Caliendo di farsi da parte? Tanto gli tocca (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà;).

Marco Marsilio (PDL): Signor Presidente, gli deve togliere la parola!

Antonio Di Pietro: Gli tocca, perché non è possibile che un magistrato, un sottosegretario o un membro del Governo vada a trescare con i piduisti, mettendosi d'accordo su cosa fare e dove intervenire. Intervenire per cosa? Per modificare il giudizio della Corte costituzionale. Mi si dice: ma non ci sono riusciti. E meno male (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! Questo è l'aspetto grave della situazione. Ecco perché riteniamo che sia giunto il momento che vi assumiate la responsabilità di questa situazione, ma nell'unico modo possibile: andate a casa, prima di continuare a distruggere il Paese. Andate a casa prima che vi sia una rivolta sociale nei confronti del vostro Governo. È una rivolta sociale necessaria, perché voi siete alla testa della «piovra»: la testa della «piovra» si chiama Silvio Berlusconi. Lo dico qui in Aula e me ne assumo la responsabilità politica, personale e giudiziaria (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà;)! È un personaggio che ha scelto di fare politica per un solo scopo.

Marco Marsilio (PDL): Non lo può dire! Il Presidente del Consiglio rappresenta un'istituzione!

Rocco Buttiglione (Presidente di turno): Onorevole Di Pietro, lei si assume la responsabilità di quanto dice, ma in Aula questo non è consentito.

Marco Marsilio (PDL): Presidente, gli deve togliere la parola!

Antonio Di Pietro: E io lo ripeto! E mi metta anche fuori dall'Aula, perché il mio è un giudizio politico! Il signor Berlusconi ha fatto una scelta di campo!

Marco Marsilio (PDL): Questo personaggio insulta il Capo del Governo!

Rocco Buttiglione (Presidente di turno): Onorevole Di Pietro, lei può dare giudizi politici, ma non può insultare il Capo del Governo.

Antonio Di Pietro: Io non insulto: io fotografo la situazione. È una vergogna che siete qui!

Marco Marsilio (PDL): Presidente, lo deve mandare sotto Ufficio di Presidenza!

Antonio Di Pietro: E lo dico anche a quella parte del centrodestra che oggi ha avuto uno scatto di dignità e si è messo da parte. Quel centrodestra abbia il coraggio di andare fino in fondo. Se si è messo da parte soltanto per dividere le poltrone e non per aiutare a mandare a casa un Governo criminale e criminogeno, è un centrodestra che non risolve i problemi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).